Slogan imbarazzanti e labirinti
di parole condite d’inglese in qua e là sembrano essere il tema dominante
dell’attuale governo a trazione PD e 5 Stelle, rivelando certi orientamenti
oltre che antipolitici (“mai con il
partito di Bibbiano”, 33% di rappresentanza anti-vecchia politica, e poi si è
notata la coerenza, la voglia di cambiamento, e la morale degli incorruttibili),
anche anticulturali. Il marketing del neologismo “smart” sta infatti uccidendo lentamente quella che è l’identità
culturale di ogni paese : ovvero la sua lingua.
E per chi come me ama dilettarsi
nello scrivere con la parlata di Dante, Boccaccio, Petrarca, D’annunzio e di
altri grandi della nostra tradizione letteraria, ogni “recovery fund”, ogni “recovery
plan”, “JobsAct”, “FamilyAct”, “FAQ”, o altro “inglesorum
smart”, appare come un attentato alla Nazione, una violenza a chi forgiò
questa nostra lingua per parlare di cose alte, da cui certi partiti sono
evidentemente estranei.
Non è un caso che i nostri Padri
Costituenti si impegnarono nella stesura di una Carta Costituzionale ad avere
tra i suoi obiettivi principi che fosse facilmente comprensibile da qualunque
cittadino, e quindi appunto in Italiano, e forse non è purtroppo un caso la
colonizzazione moderna della nostra lingua, accanto a quella delle nostre
tradizioni culturali, sostituita a suon di “Black
Friday”, grandi catene commerciali,
e luoghi di consumazione di “cibo veloce”.
Purtroppo questo lo si vede anche
nelle piccole realtà locali enogastronomiche o di artigianato locale,
abbandonate da sempre, e piegate oggi più che mai da questo coronavirus che ha
già costretto in molti a chiudere non un “negozio”, ma un pezzo di storia
italiana che non riaprirà più. E per che
cosa ?
Mercimonio ? Marketing Politico ?
Un fare soldi per fare soldi fine a sé stesso, e privo di quello slancio
culturale alto che ha caratterizzato la storia dell’essere umano nel mondo fin
dalle sue origini ?
Si è spesso associato il medioevo,
errando, ad un’età oscura di ignoranza e paura. Io guardo all’oggi, e vedo
molto più oscura e ricca d’ignoranza la modernità. L’introduzione di tutti
questi nuovi pseudo-termini sta portando ad un nuovo idioma superficiale, che
definirei senza remore la lingua
dell’ignoranza. Fumosa, spesso incomprensibile, priva di congruenza
etimologica e soprattutto di “corpo”.
Sì perché le parole, come ci ricorda un grande regista giapponese
contemporaneo, hanno senso solo quando hanno “corpo”, fisicità, quando sono radicate nella realtà.
“Fai diventare le
parole corpo, solo allora otterranno senso”.
E se ci rifacciamo a questa celebre battuta che Sion Sono fa
dire ad uno dei suoi personaggi, e la
mettiamo in relazione alla politica moderna di certi orientamenti, purtroppo
anche a livello locale, ritroviamo quel nulla cosmico di buonismo e sofismi,
privi di spina dorsale, radicamento, ma anche visione futura.
Le previsioni delle maggiori agenzie economiche annunciano
tempi durissimi per l’economia italiana : -11% di PIL nel 2020, fino a -15% per
la Toscana. Servono e serviranno misure rapide ed efficaci, certe e concrete.
Eppure vecchie gestioni procedono proponendo per il futuro un passato già
visto, il solito intercalare di grandi annunciazioni che nascondono come sempre
il nulla condito di niente. Un “nulla
condito di niente” che non ci possiamo più permettere. C’è bisogno oggi più
che mai di prospettiva, di programmazione, di una svolta politica
neo-rinascimentale che esalti e radichi l’identità culturale nazionale, e non
che la sacrifichi ad un capitalismo incontrollato che sta divora sé stesso e tutto ciò con cui
entra in contatto, esattamente come una cellula tumorale.
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