martedì 5 novembre 2019

Io ti Immagino


Titolo : Io Ti Immagino - L'eclissi dell'Intelletto e la filosofia narrativa
Autore : Igor Sibaldi
Lingua : Italiano
Livello Difficoltà : 5\5
Audiolibro : No
Voto Libro : 5\5
Estratto :
Legenda veloce per comprendere meglio la lettura (semplificata) :
‘aDaM = Coscienza Collettiva
‘aDaMaH = Ciò che è oltre la Coscienza Collettiva, da esplorare
(°) = Ciò che è oltre la Coscienza Collettiva, che siamo, da esplorare,
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"Il fatto sociale che chiamo “io” è costituito dai seguenti elementi : il mio nome, il mio cognome, la mia professione, i miei legami di parentela, la mia storia passata, e il mio sesso. O almeno, in Occidente, il mio io, in quanto fatto sociale, è costituito da tutto ciò nel modo dell’essere. Per gli altri, per la civiltà, e in altissima misura anche per se stesso, il mio io è il mio nome, il mio cognome, la mia professione, i miei legami di parentela, la mia storia passata, e il mio sesso.
Proverò invece a intendere questo mio essere in forma interrogativa, ponendomi le seguenti domande :
Io sono il mio nome oppure ho il mio nome ?
Io sono il mio cognome oppure ho il mio cognome ?
Io sono un figlio, o una madre, o un padre, o una moglie, o un marito, o un qualsiasi altro grado di parentela con qualcuno, oppure io ho questi gradi di parentela ?
Io sono il lavoro che svolgo, oppure ho quel lavoro ?
Io sono la mia storia passata, oppure ho la mia storia passata ?
Io sono il mio sesso, oppure ho un sesso ?
Ciò che nelle attuali lingue europee è chiamato “io”, tenderà a rispondere “sì, io lo sono”alla maggior parte di queste domande. Penserà infatti : “Io sono il mio nome perché da quando ho imparato a parlare io dico che io sono Antonio. Io sono molto il mio cognome perché ne sento tutta l’importanza, e tale importanza si è vista nella mia vita, in una quantità di mie decisioni che sono dipese non tanto da me quanto piuttosto dalla famiglia a cui il mio cognome mi fa appartenere. Per analoghe ragioni io sono sicuramente un figlio e un fratello, e avverto profondamente tutte le responsabilità che ciò comporta. Io sono anche un ingegnere, dato che tutti gli ingegneri che ho conosciuto dicono “io sono un ingegnere”, e così dico anch’io, e , se tutti lo diciamo, questo deve pur avere un significato. Inoltre, io sono certamente la mia storia passata, perché ogni volta che qualcuno mi chiede con particolare interesse “tu chi sei?”, io gli racconto qualcosa della mia vita, e sia io sia quel qualcuno riteniamo che questa sia la risposta giusta alla domanda “chi sei?” . Infine, quanto al sesso potrei avere qualche dubbio: io sono certamente un maschio, ma se per “sesso” si intende la mia attività sessuale, il mio impulso sessuale, il mio modo di prendere piacere, allora devo dire che io li ho , e ciò mi suona meglio del dire che io li sia, anche se non ho mai riflettuto accuratamente su questa questione.”
Se invece ponessi queste stesse domande riguardo a (°), dovrei rispondere il contrario.
(°) è il mio nome, oppure ha il mio nome ?
(°) non è il mio nome, perché il mio nome è il primo legame stabilito tra il mio io e gli ‘aDaM. Il mio nome, infatti, è stato dato da altri , per una legge civile e religiosa (cioè per volere dell’ ’aDaM dello Stato e dell’ ’aDaM della religione) che impone di dare il nome poco dopo la nascita; e il nome che mi è stato dato è un nome in uso in alcuni ‘aDaM, e che esprime perciò le loro predilezioni, alle quali il mio io, in quanto fatto sociale, ha dovuto adeguarsi. Se dunque vi è un qualche rapporto tra il mio nome e (°), tale rapporto è nel modo dell’avere. (°) ha il nome che io porto nel senso che ha a che fare con questo nome, perché è tutta la vita che lo porto. Ma (°) non è il mio nome, perché questo nome non mi dice nulla di (°).
(°) è oppure ha il mio cognome ?
A maggior ragione, (°) non è il mio cognome, né i gradi di parentela che legano il mio io all’ ‘aDaM della mia famiglia. (°) ha quel cognome e quei gradi di parentela, così come si può avere un contrattempo, poiché le mie numerose scelte che sono state determinate dai miei legami famigliari hanno prodotto condizioni nelle quali (°) ha avuto o si è visto negare la possibilità di agire in me. Ma il mio cognome e i miei gradi di parentela non mi dicono nulla di (°).
(°) è o ha la mia professione ?
(°) non è un ingegnere. La mia professione d’ingegnere è un modo di essere utile agli ‘aDaM che gli ‘aDaM mi hanno messo a disposizione insieme a vari altri modi, e che io ho scelto. Nella misura in cui sono un ingegnere, io sono utile : io sono un utensile nel mondo; e tale misura, a giudicare dalle ore che mi occupa da anni, è grande. Ma (°) non è un utensile utile agli ‘aDaM, dato che nessun ‘aDaM, neppure il mio ‘aDaM individuale, sa chi e che cosa sia (°). Perciò neppure la mia professione può dirmi nulla di (°), il quale la ha, ancor sempre, si può avere un ostacolo o, in rari casi, un vantaggio.
(°) è oppure ha la mia storia passata ?
(°) non è la mia storia passata, perché la storia del mio io non è la storia di (°): lo conoscerei, se no – e invece la mia storia è la storia di come sono riuscito a non conoscerlo finora. (°), semmai, avrà d’ora in poi qualche parte della mia storia se riuscirò a conoscerlo meglio, e allora potrà avere la mia storia passata, sempre nella modalità dell “aver a che fare con”, in quanto le conseguenze di determinati episodi della mia storia gli apriranno o gli precluderanno la possibilità di agire in me.
(°) è oppure ha il mio sesso ?
Quanto alla sessualità, invece, ci sono buone probabilità che (°) la sia, invece di averla: che, cioè, la mia sessualità – soprattutto nel senso di impulso al piacere – sia espressione di (°) e mi permetta di conoscerlo meglio. Le connessioni tra la mia sessualità e (°) mi appaiono tanto più numerose quanto più vi rifletto. Noto innanzitutto che il mio impulso al piacere e il mio impulso a conoscere (°) sono due fenomeni del medesimo ordine, poiché il mio impulso al piacere è una forma del mio desiderio, cioè la percezione di un mio vuoto da colmare; e (°), per me, ora, è soltanto un vuoto nella mia coscienza, che suscita in me il desiderio di conoscerlo. In più, il mio impulso al piacere è qualcosa che non posso dire d’aver capito, tanto più che neppure la psicologia, dopo le oltre cent’anni di tentativi, spesso esasperati, è arrivata a capirne abbastanza : non solo non saprei dire precisamente in che cosa consista tale mio impulso, ma, quando parlo di sesso, la mia lingua europea non mi mette a disposizione parole che non siano maldestre, o perché goffamente dotte (“coito” “vagina” “pene” “fallo” ecc) o perché triviali e umilianti; dunque neanche della mia lingua si può dire che sappia abbastanza di sesso, da non avere resistenze al riguardo; dunque, anche ciò che io desidero nel sesso, viene a trovarsi in una ‘aDaMaH, proprio come (°). Consideriamo ancor più attentamente questo aspetto della questione : sia per me , sia per tutte le persone che ho incontrato (anche per te immagino) vi è nella sessualità qualcosa che intensamente attrae e intensamente respinge, e che va al di là del bisogno fisico che se ne ha: trascende tale bisogno, non meno di quanto trascenda la possibilità delle parole europee di esprimerlo. Anche questo carattere trascendente del sesso lo apparenta a (°), il quale a suo volta trascende la conoscenza che io ho di quel che avviene nella mia psiche. D’altronde, trovo anche nei comandamenti l’esortazione a “non considerare il tuo impulso sessuale come un oggetto” (Esodo, 20,14: L’o TiNe'aF, evasivamente tradotto con “non commettere atti impuri”) ; cioè non rassegnarti a pensare che il sesso sia una cosa che hai, e che puoi dare : Non puoi, perché è qualcosa che sei. E i comandamenti nella teologia ebraica, sono altrettante indicazione per scoprire e far agire ciò che qui stiamo indicando con il segno (°), e che nella Genesi e nell’Esodo, è chiamato, spesso, YiSRa’eL, “Israele”. Possiamo stabilire una connesione stretta tra (°) e ciò che nella teologia ebraica è YiSRa’eL, nome che compare per la prima volta nella Genesi 32,29, e indica colui che riesce a reggere “di contro a ‘Elohiym e di contro agli uomini” – ovvero : che è una modalità dell’essere diversa sia da quella dell’ ‘aDaMaH divina, sia da quella degli ‘aDaM; il che si adatta bene al nostro (°). All’epoca dell’Esodo, dunque, vi era già l’intuizione di una correlazione tra il nostro atteggiamento verso il sesso e il nostro atteggiamento verso YiSRa’eL (°), per la quale la mia capacità di essere la mia sessualità favorisce le mie possibilità di avvicinarmi ad essere (°), mentre la mia idea occidentale di avere la mia sessualità, e di poterne fare uso come di un qualunque mio possesso, va di pari passo con la mia convinzione di qualche tempo fa, di avere (°) come un talento ancora da scoprire, un’aspirazione da precisare, una nostalgia di non si sa cosa, e di essere indipendente da (°)."

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